sabato 1 agosto 2015

Diario viaggio in Turchia con scooter





Diario del viaggio in Turchia di Sergio e Marta su scooter Suzuki Burgman AN650 L'1.
Durata 7 giugno - 29 giugno 2013

7 giugno
Oggi tappa di avvicinamento alla Turchia 1.000km fatti siamo vicini alla Bulgaria. Hotel nuovo di zecca, aperto da 6 gg. - 32con colazione. Adesso aspettiamo la cena tipica chissà questi Serbi cosa ci propineranno....


Sofia


8 giugno
Arrivati ad Edirne. Le strade slovene e croate sono perfette, la Serbia a tratti sufficienti, in Bulgaria solo a tratti decenti. Sofia ha una pavimentazione da incubo per le moto, in centro ci sono  addirittura piastrelle gialle. Comunque tutto interessante. La frontiera Turca è stata facile e veloce. I Turchi ci hanno fatto un'ottima impressione. Edirne è molto viva e con molti giovani. Visitiamo tre moschee una più bella dell'altra. Iniziamo con la vecchia moschea che ci fa subito una buona impressione, Marta deve mettere il velo. All'interno ci si avvicinano un signore con un bambino con lo scopo di far fare pratica di inglese al bambino. Ci spostiamo alla Selimiye camii, già da fuori è bella. Per entrare attraversiamo il bazar e Marta si dota di un foulard al prezzo di 1,5. Dentro la moschea è bellissima una cupola spettacolare più di 31m di diametro leggermente più grande di quella di Aya Sofya ad Istanbul. L'atmosfera che si respira da tranquillità. Usciamo ed andiamo alla moschea delle tre logge, bella anche questa con i suoi 4 minareti tutti diversi. Cena a base di carne mista fritta e yogurt. Poi giro della città in notturna, molto tranquilla tanti giovani in giro con voglia di divertirsi.

9 giugno
Prima colazione nella terrazza dell'hotel che offre una bella vista sulla città poi va verso sud destinazione Assos. 313 km da coprire. La strada è bella tutta a doppia corsia senza traffico mi sembra di essere in uno spot pubblicitario con un panorama intorno bellissimo, lo scooter comodo, la posizione di guida rilassata, una bella gnocca come zavorrina e nulla che ostacola la fantasia. Prendiamo il traghetto per Canakkale nel bel mezzo dello stretto dei Dardanelli ci fanno compagnia i delfini, arriviamo sull'altra sponda e non è più occidente. Visitiamo Troia, mi avevano detto che c'erano solo  4 sassi invece secondo me sono almeno 16. Ancora verso sud per visitare quello che resta del tempio di Apollo, 3 colonne in piedi e diverse allineate per terra. Gli ultimi tre km per arrivare ad Assos non sono a scooter, strada stretta, sconnessa a sassi lisci neri, discesa ripida senza parapetti. Ad Assos non c'è niente da vedere, solo alberghi un porticciolo però con un magnifico mare.
Ci sistemiamo in un 'hotel di lusso che dopo estenuante trattativa ci sconta la camera da 210 a 150 lire con prima colazione. Cena naturalmente a base di pesce. Buonissimo speso 80 lire.

10 giugno

Tappa di riposo solo 180 km per arrivare a Bergama. Prima però dobbiamo vedere i ruderi  tempio di Venere che, dice la guida, offre anche una bella vista sull'isola di Lesmo. Questa volta la strada è decisamente impercorribile con lo scooter, sassoni di fiume sparsi qua e la, torniamo indietro e ci avviamo verso Bergama. Il navigatore ci importa su una stradina piena di buche, con lunghi tratti di sterrato smosso veramente difficile con sassi di pezzatura rilevante. Le vibrazioni spezzano una delle viti che fissa il supporto del navigatore alla vaschetta del l'olio del freno anteriore. Solo sant'elastico mi permette di proseguire limitando la perdita di olio dei freni nelle buche mantenendo stabile il navigatore. Arriviamo a Bergama con 2 ore di ritardo sulla tabella di marcia ma niente  di grave. L'albergatore ci accompagna da un meccanico che sistema tutto con la spesa di 5 lire. Saliamo in cima alla collina per vedere le rovine, bella vista sul panorama circostante, bello il tempio di Traiano. Scendiamo per vedere la basilica rossa, tempio maestoso dedicato ad antiche divinità, citato anche nell'Apocalisse come sede del trono del diavolo. Non si può entrare per lavori di restauro. Certo però che questo diavolo il trono se lo poteva conservare pure meglio. Ulisse, impegnato nella riparazione di un tappeto, ci spiega che i lavori di restauro sono infiniti, pare l'Italia. Comunque visto che abbiamo tempo e Ulisse ci sembra una persona simpatica visitiamo il suo assortimento di tappeti. Passata un'ora interessante tra ciai e tappeti.


















Efeso
10 giugno
Tappa di riposo solo 180 km per arrivare a Bergama. Prima però dobbiamo vedere i ruderi  tempio di Venere che, dice la guida, offre anche una bella vista sull'isola di Lesmo. Questa volta la strada è decisamente impercorribile con lo scooter, sassoni di fiume sparsi qua e la, torniamo indietro e ci avviamo verso Bergama. Il navigatore ci importa su una stradina piena di buche, con lunghi tratti di sterrato smosso veramente difficile con sassi di pezzatura rilevante. Le vibrazioni spezzano una delle viti che fissa il supporto del navigatore alla vaschetta del l'olio del freno anteriore. Solo sant'elastico mi permette di proseguire limitando la perdita di olio dei freni nelle buche mantenendo stabile il navigatore. Arriviamo a Bergama con 2 ore di ritardo sulla tabella di marcia ma niente  di grave. L'albergatore ci accompagna da un meccanico che sistema tutto con la spesa di 5 lire. Saliamo in cima alla collina per vedere le rovine, bella vista sul panorama circostante, bello il tempio di Traiano. Scendiamo per vedere la basilica rossa, tempio maestoso dedicato ad antiche divinità, citato anche nell'Apocalisse come sede del trono del diavolo. Non si può entrare per lavori di restauro. Certo però che questo diavolo il trono se lo poteva conservare pure meglio. Ulisse, impegnato nella riparazione di un tappeto, ci spiega che i lavori di restauro sono infiniti, pare l'Italia. Comunque visto che abbiamo tempo e Ulisse ci sembra una persona simpatica visitiamo il suo assortimento di tappeti. Passata un'ora interessante tra ciai e tappeti.

11 giugno
Tappa da Bergama a Efeso 180 km facili facili, talmente facili che mi son fatto beccare dall'autovelox, 125 lire e passa la paura. Hanno anche voluto sapere il nome di mio padre. Arrivati ad Efeso alle 11,30 con 37 gradi e sole a picco. Folla oceanica, fortuna che il sito è immenso e anche ben conservato, bello. Solo le soste per la lettura della guida sotto il sole ci hanno massacrato, ma ne è valsa la pena. Marta sotto il sole non rende abbastanza nella speditezza, in montagna va decisamente meglio, ma lì vado io peggio. Comunque alla fine del giro sosta ristoratrice sotto un pino gigantesco. Selcuk non è niente di particolare quindi decidiamo di fare altri 180 km per raggiungere Pamukkale. Ci fermiamo per il pranzo in posto squallido, ma ormai erano le 14,30 ed avevamo fame. Si mangia a scelta kebab di pecora o kebab di pecora, ci mostra la mercanzia, un arrosto impalato in verticale con le zampe aperte con qualche cranio di pecora scarnificato. Non mi ha fatto una buona impressione ma ho pensato magari è un pregiudizio ed abbiamo pattuito 30 lire per mangiare. Alla fine ci portano il conto di 50 lire, guerra delle 20 lire che non sono proprio niente però non mi andava di farmi fare fesso e l'uomo si è rassegnato al pagamento delle 30 lire. Il termometro della moto è arrivato a 39 gradi e siamo arrivati a Pamukkale praticamente cotti. Qui i turisti li aspettano al varco, ti corrono anche dietro per portanti nel loro hotel. Preso possesso della camera fatta doccia rigeneratrice e poi via verso la collina di travertino che è una favola si sale a piedi scalzi in ammollo nell'acqua che scende una sensazione molto gradevole panorama stupendo

12 giugno
Tappa da Pamukkale a Konia, 430 km, partiti alle 9 arrivati 14:30. Tutta strada a doppia corsia, scorrevole. Saliti di quota a 1.100m temperatura ottima Max 28 gradi. Oggi un camionista turco mi ha stupito, in piena salita si è fermato, è sceso, ha raccolto una tartaruga, neanche piccola, che evidentemente voleva attraversare la strada e l' ha accompagnata dall'altra parte. Bisogna rivedere diversi luoghi comuni sui Turchi ma adesso non mi voglio sbilanciare ne riparleremo dopo che avrò visto anche la parte orientale. Konia con più di 700.000 abitanti è caotica, per strada suonano tutti, passano a dx a sx non hanno tempo da perdere. Albergo in pieno centro 80 lire con prima colazione. Visita di rito al museo di Mevlana, quello che girando vorticosante su stesso ha deciso che la sensazione che provava l'avvicinava al padreterno. A me fa girare semplicemente la testa . Comunque con questa storia del padreterno ha messo a punto tutta una sua filosofia e ci si è fatto gli affari suoi. Il museo è molto bello peccato che è vietato fare le foto all'interno, io ho provato, ne ho fatte un paio ma sono stato ripreso da una guardia. Ho pensato tolgo il flash monto il mini cavalletto faccio lo gnorri e fotografo, macchè, la guardia mi teneva d'occhio e appena mi sono messo in posizione è arrivato e mi ha spento la macchina fotografica, anche gentilmente se vogliamo. E vabbè. Finita la visita siamo entrati nel bazar per vedere tappeti, Konia è zona di produzione. Nel momento che si entra in un negozio inizia il rito: presentazioni, ciaccole varie, the, poi si entra nel vivo della trattativa e chi più ne ha più ne mette. Morale della favola al terzo negozio Marta è capitolata e si che il the non dovrebbe essere alcolico. Tappeto veramente bello, io però sono perplesso, dice che è antico, quindi almeno di seconda mano, pure strappato e ci voleva far pagare pure la riparazione. È no ehhh: non l' ho rotto mica io, mi ha risposto che non è stata neanche lei, ma che faccia tosta. Comunque alla fine ha ceduto abbiamo preso il tappeto per 150 euri.






13 giugno
Oggi si va a Goreme, cuore della Cappadocia. 240 km di tarda bella tranne gli ultimi 50 dove abbiamo trovato asfalto liquido. Facciamo una deviazione verso sud per andare a vedere il sito archeologico di Ciatalayout risalente a 5000 anni a.c. La strada è pessima, asfalto  liquido e sterrato. Il sito è molto interessante, le case erano costruite una attaccata all'altra e si entrava dal tetto per ripararsi dagli animali. Poi puntiamo verso nord per vedere il lago salato che ritirandosi ha lasciato abbaglianti distese di sale. Ci fermiamo nel mercatino del paesino di Iskel e Marta è titubante, non si sente sicura. Entriamo a parcheggiare e ci guardano come se fossimo dei marziani, effettivamente lo scooter con le valigie laterali sembra un'astronave, poi ci togliamo i caschi e lo stupore lascia il posto alla curiosità si avvicinano e ci girano intorno sorridenti, noi iniziamo il giro del mercato tra spezie coloratissime frutta fresca e secca e gente sempre disponibile. Marta si è tranquillizzata assaggiamo di tutto compriamo frutta che laviamo alla fontana e ci mangiamo subito, saporitissima e gustosa mi ricorda i sapori della frutta rubata sugli alberi da ragazzino. L'arrivo in Cappadocia lascia senza fiato. Giri intorno ad una collina e ti ritrovi di fronte i castello di Ucisar, fai un km e ti ritrovi sul Belvedere della valle dei piccioni con Goreme sullo sfondo. Cerchiamo e troviamo un hotel con camere scavate nel tufo esattamente in una vecchia chiesa dalla quale hanno ricavato 3 camere molto spaziose.


14 giugno
Oggi niente scooter. Ci siamo messi nelle mani di un'agenzia per una visita guidata. Io preferisco il fai da te però avere una guida aiuta magari bisognerebbe trovarla che parla italiano ma vabbè. Comunque ci hanno scarrozzati a destra e sinistra con un pulmino ben messo con aria condizionata e tutti i confort. La compagnia non era tanto di compagnia: 8 giapponesi che non si capisce mai quando ridono ammesso che ridano, 2 inglesi e 2 francesi. Siamo andati a visitare una delle tanto famose città sotterranee. Effettivamente stanno sottoterra, Derinkuyu ha sette livelli sotto terra e poteva contenere fino a 10.000 persone per un tempo di due mesi. Al livello superiore tenevano gli animali e il wc, poco lontano cucinavano. Hanno fatto un gran lavoro chissà che c@@o per tirare fuori tutta quella terra. Veramente bravi hanno perfino previsto delle ruote tipo macine da mulino per chiudere l'accesso agli invasori. Insomma sono sceso fino al livello più basso, ero preoccupato per un eventuale attacco di claustrofobia ma è andato tutto benissimo tranne alcuni passaggi veramente stretti, dovevano essere piccoli gli abitanti di queste città sotterranee. Qualche tratto l'ho alzato a testate ma cosa vuoi, ormai c'ero. La risalita è stata faticosa due tirate molto impegnative. Trasferimento al monastero di Selime, questo, per difendersi lo hanno scavato in alto. È su in salita per un sentiero stretto scavato in modo da dover mettere un piede avanti l'altro. Pure qui un lavoraccio però avranno buttato il materiale scavato giù quindi meno faticoso che tirarlo su. Bello anche questo monastero anche se ormai c'è rimasto poco. Altra tappa nella valle dell'Ihlara, canyon di roccia rossa con chiese ed abitazioni scavate nella roccia. Camminata di 4 km lungo le rive di un fiume e 360 ripidi gradini, fatti in discesa. Visita al castello di Ucisar, bellissimo al tramonto. Domina tutta la valle un panorama fantastico. 240 gradini a salire e altrettanti a scendere. Domani ultimo giorno in Cappadokia dedicato al fai da te.

15 giugno
giornata lunga, partiti con lo scooter per giro della Cappadocia. Il navigatore non conosce tutte le località riportate dalla guida comunque si va. Parcheggiamo e conosciamo una guida che parla in Italiano e ci mettiamo d'accordo per 20 lire e due ore per la visita a posti che normalmente non raggiungono i turisti. Infatti abbiamo visto panorami fantastici senza nessuno intorno percorrendo strade che se non conosci non le inizi neanche. La mattinata si è conclusa in una scuola di tappeti dove ci hanno fatto vedere tutto il procedimento, dalla preparazione del colore a come fanno i nodi. Poi naturalmente esibizione di tappeti scopo vendita. Ne fanno di bellissimi è strano ma rimango sempre sorpreso dalla bellezza e dalla varietà nell'unicità. Insomma la mattinata è stata fantastica, altro che gite organizzate. Nel pomeriggio abbiamo percorso in lungo e in largo la Cappadocia nei posti frequentati da tutti. La serata l'abbiamo chiusa con una cena con spettacolo tipico, dai Dervisci rotanti alla danza del ventre.




16 giugno
Tappa da Goreme a Gaziantep, 490 km percorsi in 6 ore. Siamo partiti con una temperatura di 20 gradi e siamo arrivati con a temperatura di 32 gradi. Strada bella. I dislivelli e i conseguenti cambi di temperatura ci hanno massacrato. Partiti da 1000 m siamo saliti a 1900, poi giù in picchiata a 80 metri di Adana con temperatura che è passata in 15 minuti da 23 a 34 gradi, poi di nuovo a 1200 e giù a150 poi ancora risaliti a 700 m. Gaziantep è una città moderna. 1.800.000 abitanti. Qui abbiamo visto i primi manifestanti, 50 ragazzi, forse anche 51 tranquillamente appollaiati ai piedi di un monumento con dei cartelli che vai a capire cosa ci hanno scritto.

17 giugno
Gaziantep non ci ha conquistato, è una metropoli, in fondo ci siamo andati perché dovevamo fare il tagliando allo scooter e nonostante l'avessi prenotato con largo anticipo presso un'officina autorizzata suzuki è stata un'avventura. Non avevano mai visto un Burgman 650 e i ricambi sono andati a comprarli al momento compreso l'olio. Fortuna che c'è San Giorgio da Pegognaga . Però la baklava come la fanno a Gaziantep..... I dolci turchi sono decisamente buoni. Mai troppo zuccherati. Dopo una mattinata passata in officina siamo partiti per Sanliurfa: 191km 2:30 ore con il phon in faccia a 39 gradi. Sanliurfa è decisamente bella, la città più bella fin qui. Trovato albergo in centro 100 lire con prima colazione. La struttura, con cortile interno con tanto di fontana Sa Di esotico. Del resto tutta la città trasmette un atmosfera magica. Qui si entra veramente in un altro mondo. Pomeriggio dedicato ad Harran, villaggio risalente al 3000 ac ininterrottamente abitato ancora anche in case cosiddette ad alveare. Siamo stati agganciati da un giovane in motocicletta che ci ha fatto da guida e ci ha portato a vedere i resti dell'università più antica del mondo con tanto di torre astronomica. Si dice che qui Abramo abbia sposato Sara, secondo me perché aveva in dote un gran numero di tappeti. Ci è rimasto 15 anni poi si spostato ad Urfa dove lo hanno buttato dalla collina..... E poi e poi. Anche Giacobbe era di queste parti e sembra che come primo lavoro facesse il panettiere. Insomma qui hanno inventato le leggende.




18 giugno
Mattinata dedicata al bazar di Sanliurfa, divertente, fatto shopping. Ore 11,30 partenza per Gobekli Tepe, ruderi di un sito religioso datato 12.000 anni fa. Molto suggestivo. Se fosse veramente così antico dovrebbero riscrivere la storia dello sviluppo della nostra civiltà. Per raggiungere il sito abbiamo percorso 15 Km difficoltosi: asfalto liquido ( e Marta voleva tornare indietro), sterrato comodo e asfalto con un dito di ghiaia sparsa uniformemente.  Sembrava di guidare sulle uova, Marta voleva scendere per andare a piedi poi si è convinta che 6Km erano troppi sotto il sole a 36 gradi. Oggi la giornata è stata particolarmente avventurosa. 180 km Destinazione Karadut a 8 Km dalla cima del Nemrut Dagi. Arrivati nella città di Kahta, proprio sotto il monte, al semaforo, ci avvertono che ci sono due strade: una brutta e una bella. Noi non li abbiamo filati per niente sicuri che il navigatore ci avrebbe portato sulla strada migliore, niente di più sbagliato. Arrivati allingresso del parco, paghiamo il biglietto ed entriamo ad un Km ci fermiamo a chiedere informazioni ad un ragazzo curdo di nome Yumus, che ci avverte che la strada che stiamo percorrendo è la peggiore e ci invita a tornare indietro e percorrere 50 Km per raggiungere la destinazione. Dice che non è percorribile in moto ma noi eravamo a soli 13 Km dalla destinazione e decido di proseguire. Dopo il primo tornante troviamo la strada sterrata e vediamo che il percorso si inerpica su per la montagna. Marta vuole tornare indietro e questa volta è veramente preoccupata. Io decido di andare avanti, la strada inizia a salire con pendenze impressionanti su tornanti a strapiombo. Dopo 5 km di salita impressionante con 35 gradi, si accende la spia della temperatura dellacqua. Lo scooter ha detto basta. Spento tutto in attesa che il motore si raffreddasse intanto Marta è andata avanti a piedi per vedere come proseguiva la strada. Non cerano segni di miglioramento ed abbiamo deciso di tornare indietro. Sui tornanti in discesa Marta è scesa veramente e li ha fatti a piedi. Fifona. Siamo tornati da Yumus che gestisce il campeggio sito nelle immediate vicinanze delle rovine di Arsameia e decidiamo di fermarci. Contrattiamo la sistemazione notturna, i pasti e il tour sul Nemrut Dagi in taxi. Partiamo e percorriamo la stessa strada che non siamo riusciti a percorrere noi ed effettivamente lo scooter aveva ragione a non voler andare avanti. Dopo veniva molto peggio. Forse un endurista esperto senza bagagli e senza zavorrina si sarebbe pure divertito ma io non sono ne endurista ne esperto. Arrivati ai piedi della vetta un vento micidiale ci ha accolto, proseguiamo a piedi in doverosa salita per 20 minuti e raggiungiamo i ruderi. Atmosfera affascinante e mistica che suscita emozione. Panorama stupendo, unica pecca le poche nuvole ad ovest nascondono il tramonto.

19 giugno
La nottata passata ad Arsameia è stata la peggiore di questo viaggio. Camera squallida e un vento furioso ha imperversato per tutta la notte. Alle 8:30 siamo partiti per Diyarkabir, capitale Kurda. 190 km percorsi in tre ore. I campi coltivati lasciano il posto alla steppa che si perde all'orizzonte lontanissimo. La strada è bella ma il vento la fa da padrone e ci complica la guida. I Kurdi mi sono stati sempre simpatici, forse perchè si dice siano comunisti, o forse perché sono uno tanti popoli che non si merita uno stato proprio. Comunque ci tenevo proprio a visitare questa città che all'inizio si è presentata ostica. Il navigatore non riusciva a trovare gli alberghi. Uno che abbiamo individuato strada facendo non è sicuro di avere una camera. Non è sicuro ma ditemi voi. Se questo è il buon giorno meglio cambiare aria. Facciamo il giro delle mura in basalto, robuste, poi ci fermiamo a far benzina. Marta chiede se ci sono hotel e quello che sembra il capo ci invita nel suo ufficio, ci fornisce la cartina della città, ci fa vedere dov'è l'hotel, ci fornisce la cartina stradale della Turchia, ci offre il ciai e fa lavare lo scooter gratis. Io lo sapevo che erano simpatici questi Kurdi. Tempo 30 minuti siamo docciati ed in giro per la città. In giro si vedono persone vestite all'antica che sembrano veramente uscite da un vecchio film, persone elegantissime in abiti di altri tempi. Donne col velo, donne di cui non vedi neanche gli occhi e donne vestite all'occidentale. Qui sembrerebbe che ognuno faccia come gli pare e secondo me questa è cosa buona. La città è viva molto attiva. Visitiamo a moschea Uli camii, bellissima, immensa. Ci fermiamo dentro ed osserviamo che le moschee sono luoghi sempre aperti, la gente entra e prega oppure legge o addirittura dorme sdraiata sui tappeti. Entriamo nel caravanserraglio, fantastico, ci prendiamo un caffè turco poi visto che ci sono delle terrazze decidiamo di salire. Scale ripidissime e con scalini altissimi e stretti, ci accomodiamo su due comodi divani a respirare quest'aria orientale. Ordiniamo quello che hanno preso i signori del tavolo vicino che mi sembrava proprio interessante anche se avevo una visione parziale di cosa fosse. Ci fanno scegliere il gusto e dopo dieci minuti si presentano con due narghilè fumanti di tabacco alla mela. Non volendo abbiamo fumato per circa un'ora qualcosa di veramente buono. Esperienza da ripetere. Poi inebriati ci siamo immersi nel bazar. Bazar che vai novità che trovi. C'è sempre qualche cosa curiosa che ti sorprende. Marta ormai non è più interessata ai tappeti e un po' mi dispiace.

20 giugno
Tappa verso est, 390 km e 5 ore di moto Ci porteranno a Van. La strada è bella, solo qualche breve tratto di sterrato, due passi:1800m e 2200m. Finalmente le curve mi sono divertito. A quota 1700m inciampiamo nel lago salato di Van. Non me lo aspettavo così in alto. Anche il paesaggio circostante è bellissimo, tutto verde brillante. Dobbiamo indossare le imbottiture perchè la temperatura è scesa a 20 gradi. Ci fermiamo a mangiare lungo la strada a quota 1900m in un locale frequentato da camionisti. Proprio come in Italia qui si mangia bene e si spende poco, 11euro il pranzo per due che non siamo riusciti a finire, però non forniscono acqua minerale. Ci fermiamo per andare sull'isola di Akdamar a visitare l'omonima chiesa Armena. Molto bella, vista fuori sembrebbe anche bassa invece mi ha impressionato l'altezza della cupola vista dall'interno, peccato che gli affreschi siano sbiaditi. Arriviamo a Van e ci prende la delusione. La città è ultra moderna vetrine, fast food, insegne luminose fino ai tetti. Marta ha commentato: sembra di essere in America. Una quantità incredibile di gente per le strade e traffico veramente caotico. Scegliamo un albergo dalla guida e Marta come al solito va a Vedere. Torna schifata, questo albergo è veramente sporco. Andiamo bene, le vetrine luccicano ma gli alberghi fanno schifo. Ne scegliamo un altro di livello medio alto, il navigatore ci porta quasi a destinazione, arrivo sulla destra, ma sulla destra tutto c'è meno c'è un hotel, ma oggi ci è andato vicino è 20 m dietro e sulla sinistra. Ci sistemiamo, 100 lire notte e prima colazione, poi partiamo per andare a vedere il castello di Van con il tramonto. Suggestivo. Il giro della città non ci piace per niente l' atmosfera di Diyarbakir è lontana anni luce. Volevo farmi un'altra fumatina ma l'ambiente non invita e forse non c'è neanche un locale dove la servono.
Van è stata distrutta da un terremoto con magnitudo 7,6, nel 2011, eppure è stata ricostruita, si nota solo qualche buco nella fila dei palazzi. Se penso a l'Aquila, che invece di ricostruirla l'hanno puntellata mi viene il magone.

21 giugno
Oggi ancora verso est, 180 km e 4 ore di moto per raggiungere Dogubayazit. Il tempo non è bello e le previsioni prevedono una probabilità di pioggia del 60%. Dopo 70 km inizia a piovere. Ci scafandriamo e continuiamo, la pioggia ci fa un baffo anche nel bel mezzo di un temporale con gocce che definirei robuste. Oggi ci aspetta un passo a quota 2600 m con neve prevista a quota 3200m. La temperatura scende in fretta a 5 gradi che sono decisamente pochi per il nostro abbigliamento che ci consente una copertura confortevole dal freddo fino ad un minimo di 10 gradi. Arriviamo al passo su strada sterrata, la nebbia e la pioggia. Scendiamo e Dogubayazit non ci appare per niente interessante, sarà la pioggia, saranno i 12 gradi di temperatura, sarà il fango per le strade o sarà il casino bestiale che ci regna ma andiamo subito a vedere il palazzo di Ishac pascià. Naturalmente 7 km di strada in salita a sanpietrini viscidi per la pioggia, il palazzo è spettacolare, domina una valle affascinante anche bagnata figurarsi con il sole, con vista sul monte Ararat quando non è coperto come ora. Come dice la guida: è il prototipo del castello delle mille e una notte, è conservato bene mancano solo gli arredi, il riscaldamento e le donne. Ma io me la sono portata. Torniamo a Dogubayazit che ancora piove, il traffico è un casino le strade una poltiglia e Marta non vuol saperne di passare la giornata qui. Sono solo le 14:30 e decidiamo di percorre altri 230 km che ci separano da Kars. In fin dei conti dobbiamo solo fare un passo a quota 2300m. Ci fermiamo a far benzina e un signore ci avvisa che a Kars piove. Invece qui? Piove lo stesso. Oggi non è giornata a Dogubayazit anche il monte Ararat è coperto dalle nuvole e si vede solo un po' di neve nella parte bassa. Peccato avrei sicuramente trovato l'Arca di Noè. Verso Kars il tempo migliora, scendiamo a quota 900m con la temperatura a 20 gradi che ci rifocilla. Qui sono tutte pianure a quote diverse, fatti 60 km di strada piana e dritta torniamo a salire e raggiungiamo in fretta quota 2300 m che manteniamo per altri 100 km con temperatura a 13 gradi, poi giù verso Kars a quota 1800. Ci dirigiamo subito Verso Ani, che è la nostra meta a 45 km da Kars. La strada è bella, larga c'è solo qualche buca però visto che è pianeggiante e con poche curve almeno mi diverto a schivare le buche. Ani, rigogliosa capitale Armena intorno agli anni 1000, suscita subito un preoccupante dejavu in Marta che rimane assorta per qualche secondo. Oltre qualche centinaio di metri di mura e tre chiese non è rimasto nulla. D'altronde c'è passato Tamerlano che non è che lasciasse le cose come le trovava, poi quel poco che è rimasto l'ha raso al suolo un terremoto nel XIV secolo. Comunque sembra che le cose non andassero più tanto bene da quando i commercianti di seta avevano cambiato strada. Il paesaggio è fantastico, il cielo luminosissimo con qualche nuvola bianca che sembra di poter toccare,(.... le nuvole van silenziose negli spazi cobalto del cielo ....) i prati si perdono all'orizzonte con macchie di colore diverse a seconda dei fiori. Kars è una cittadina di stampo sovietico, la vita è vivace, tanti giovani e tantissimi negozi di cellulari. Però stonano le insegne luminose su palazzi fatiscenti. Siamo andati a cena in un ristorante IN, molto elegante, luci soffuse e musica dal vivo. Turca naturalmente. Marta sostiene che è un cantautore turco. Quando andiamo a mangiare è un problema: non si capisce mai cosa ci porteranno. Il menu è solo in turco, i camerieri parlano solo turco quindi andiamo a sensazione. Qui ci hanno portato un ottimo filetto di manzo e altrettanto ottime costicine di agnello con relativi contorni. Mangiato benissimo e speso 45 lire. L'albergo che ha scelto Marta questa volta lascia a desiderare, non rispetta i soliti standard.
 


22 giugno
Oggi siamo al giro di boa. Si torna verso casa. Lasciamo Kars con comodo in una giornata tersa senza una nuvola. È una tappa di trasferimento verso Trebisonda, pensiamo di fare circa 300 km di tutto riposo. Infatti la strada corre via veloce anche se cerco di mantenere una velocità non superiore ai 100km/h che non è una cosa facile. però mi consolo pensando che sono in sesta a 3500 giri e con un litro faccio 24km. Superiamo Erzurum a quota 1900m, moderna città turistica dagli edifici occidentali. Strade bellissime anche con diversi km di curve che invitano a piegare ma un camion che ha invaso metà della mia corsia e qualche mucca mi hanno subito ridimensionato "siempre adelante ma con iudizio" direbbe Guccini. E scendiamo verso Buyburt. Anche questa cittadina arriva troppo presto e proseguiamo ancora alla volta di Gumuchame qui ci aspetta un passo a quota 2300m con qualche km di sterrato brutto. Ca@@o voglio comprare un enduro e poi fare tutti gli sterrati in derapata. Incrociamo due motociclisti, i primi in questo viaggio. Ormai siamo a 100km da Trebisonda perchè non arrivarci? Ci abbiamo preso gusto a macinare km. Altro passo a quota 2400m, questo e veramente bellissimo da farsi in moto. 70 km di strada con asfalto perfetto, tre corsie e tutte curve e contro curve una dietro l'altra. Fantastico mi sono veramente divertito. Arriviamo a Trebisonda, il traffico qui non ha eguali. Ci mettiamo a cercare un albergo in una bolgia incredibile e code estenuanti. Lo scooter accende nuovamente la spia della temperatura. Comincio a preoccuparmi controllo il livello del liquido del radiatore ed è sotto il minimo. Sosta di raffreddamento e cambio destinazione, da albergo a distributore per acquistare il liquido. Riparto ma dopo poco di nuovo spia accesa. Nuova sosta casualmente vicino ad una macchina a cui dei ragazzi stavano sostituendo una gomma. I ragazzi si avvicinano a curiosare e cerchiamo di spiegare il problema. Intanto smonto il paramotore e tolgo il tappo del serbatoio del liquido. Uno si attacca al telefono e ci fa capire che in 15 minuti risolveremo tutto. Dopo dieci minuti arriva un signore, con un piede ingessato che sembra intendersene, nuove spiegazioni, cercò di fargli capire che mi serve solo del liquido poi anche lui telefona. Questa volta arriva un tizio su di una moto cattiva, tutta carenata che porta il liquido benedetto. È un meccanico che si occupa di moto, parla inglese e sistemiamo tutto. Non che ci fosse molto da sistemare, basta mettere il liquido. Chiedo quanto devo pagare e non vuole nulla, anzi ci ha inviato nella sua officina per controllare bene lo stato dello scooter. Non ci sono abbastanza parole per ringraziare. Cambiamo programma per fare qualche km con lo scooter per vedere se abbiamo risolto il problema ed andiamo a dormire a Macka a 16 km dal monastero di Sumela che domani visiteremo. Tutto ok. (Per ora).

23 giugno
Purtroppo non è stato sufficiente aggiungere il liquido refrigerante. Questa mattina nella salita al monastero di Sumela, 1000m di dislivello di cui gli ultimi 8km ripidi, si è di nuovo accesa la spia. A questo punto ho controllato il radiatore e una superficie del 40% è ostruita da catrame e fango mescolati. Povero scooter per forza si scalda. Comunque visita al monastero, siamo i primi. Entriamo ed è fantastico. Sparato su una parete perpendicolare a 1300m di quota, affreschi ben conservati. Certo che qua costruiscono cose incredibilmente belle in posti incredibilmente scomodi. Scendiamo a valle e ci dedichiamo alla pulizia del radiatore che ci prende il resto della mattinata. Oggi rotta verso Amasya, 480 km, partiamo alle 12:00 e arriveremo alle 19:45, sosta pranzo per mangiare il pesce sul mar nero compresa. La strada è bella, anche qui in Turchia le strade del nord sono migliori di quelle del sud, scorre via veloce e arriviamo a destinazione in pieno tramonto che non si vede perché Amasya è chiusa tra montagne ma la luce particolare e le abitazioni creano un'atmosfera affascinante. Trovato albergo con camere in stile ottomano. Giro di ricognizione in notturna breve, la giornata è stata lunga e faticosa.




24 giugno
La mattinata la dichiamo ad un giro in città, bei negozi, facciamo shopping. Queste città turche sono proiettate verso il moderno ma la tradizione la fa da padrona. Oggi cambiamo percorso dalle rovine di Hattusas, capitale ittita, a Saframbolu, città ottomana, siamo in cerca di atmosfera. Basta rovine. Rispetto alla tabella di marcia siamo con un giorno di anticipo ma con mezza giornata di ritardo, non so se mi sono spiegato. Oggi 380 km in 5 ore. Strada bella, arriviamo a Saframbolu alle 17. Individuato hotel ma le strade sono veramente disastrose, sassoni di fiume belli tondeggianti sparsi qua e la. Fortuna vuole che all'inizio di questa fantastica strada ci sia un hotel che Marta vuole come dimora. È bello stile ottomano, camera spaziosa, 90 lire e passa la paura, 200 m dal centro. La città si sviluppa intorno ad un cono rovesciato, è suggestiva con queste case vecchie e le strade lasciate a sassi. Bella la moschea e caravanserraglio dove ci siamo fatti un'altra fumatina, stonano i negozi stile S. Marino.

25 giugno
Lasciamo Saframbolu direzione Istanbul, circa 400 km di pallosa autostrada tutta a 3 corsie, però in 5 ore siamo sotto l'albergo. Il traffico di Istanbul non è caotico ma molto lento. 20 minuti per percorrere 6 km con temperatura a 36 gradi ed afa asfissiante. Doccia e via per la città. Alloggiamo a 2 km da Aya Sofya, moschea blu e palazzo Topkapi, ad un km dal bazar e siccome è il più vicino ci inciampiamo subito, così tanto per vedere. L'impressione non è buona, sembra un centro commerciale non molto ordinato, rispetto ai bazar di Sanliurfa o di Diyarkabir manca l'atmosfera. Qui trovi roba che si vende mentre negli altri trovi roba per vivere. Per dire: ad Istambul il the lo trovi in confezioni come al supermercato, a Sanliurfa il the lo trovi dentro grossi sacchi, te lo vendono sfuso nella quantità che vuoi, come pure il tabacco lo trovi in sacchi. Comunque a parte le impressioni qui c'è veramente di tutto, superiamo brillantemente il primo corridoio con un certo disinteresse ma purtroppo arriviamo nella zona Carpet e Marta si tuffa a vedere i tappeti in seta. Non compreremo mai un tappeto in seta, il costo è esagerato, uno piccolo dai 1500euri in su. Ma non importa e guardarli non costa niente. Qui l'usanza di bere the e partire con la trattativa da discorsi molto generici non esiste più. Il prezzo è di soli 500ma Marta fa resistenza, sente puzza di bruciato e quando gli offre 150il discorso muore. Meno male. Una volta uscito da un negozio ti tirano dentro il successivo, non hai scampo, hanno fiutato la preda e non ti mollano più. Poi stremati non abbiamo scampo, il tappeto: lana su cotone ci piace veramente, la grandezza è quella giusta, il prezzo alla fine è quello che decidiamo noi, ma si sa loro non ci rimettono di sicuro, noi abbiamo solo comparato i tappeti finora visti e con la nostra piccola esperienza crediamo di aver acquistato un bel tappeto ad prezzo equo. Chiudiamo il pomeriggio con la vista alla moschea blu, c'è la calca e l'atmosfera non è quella giusta, inoltre l'interno è solo parzialmente accessibile ai visitatori. Bella non c'è che dire ma restiamo un po' delusi.



26 giugno
Il secondo giorno ad Istabul inizia con la visita al palazzo Topkapi e Aya Sofya. Il primo è veramente interessante, dall' harem alle altre stanze veramente un'altra cultura. Tutte maioliche bellissime che Marta sostiene essere decorative ma certamente non espressive quanto gli affreschi dei nostri palazzi. Aya Sofya invece ti rapisce, entri e resti a bocca aperta anche se originariamente chiesa cristiana, poi moschea, poi museo mantiene un fascino superbo. Certo che se la moschea blu è stata costruita per competere con Aya Sofya hanno fallito alla grande. Proseguiamo con la visita alla basilica cisterna, fresca di sicuro, enorme, un bosco di colonne immerse nell'acqua, dove nuotano enormi carpe panzute, sorregge il soffitto. Pranziamo molto bene ma i costi a Istanbul sono decisamente più alti che nel resto della Turchia dove con una media di 30 lire mangiavamo mentre qui ne servono 50 di lire. Il pomeriggio lo dedichiamo al giro in barca sul Bosforo. Pensavo meglio, a parte che non siamo arrivati al mar nero e questo mi ha infastidito, speravo di vedere cose più interessanti poi secondo me ci ha portato via troppo tempo. Comunque nella sosta ci siamo consolati con gelato veramente ma veramente buono. Scesi dalla barca ci siamo trovati difronte al bazar delle spezie, impossibile non visitarlo ed impossibile Non potuto acquistare il tabacco aromatizzato per il narghilè. Chissà se riuscirò a casa a farmi una fumatina decente?

27 giugno
Questa mattina abbiamo preso un taxsi per andare in piazza Taxsim dove ci sono i lavori in corso e nessun manifestante. Il parco che verrà distrutto non mi sembra particolarmente significativo come area verde. Proseguiamo per viale Istiklal che ancora non si è svegliato e scendiamo alla torre di Galata. Bella ma non saliamo e proseguiamo per il ponte di Galata che attraversiamo per raggiungere la moschea Soleminye. È molto bella e restiamo dentro più di un'ora. È stata progettata dallo stesso architetto, Sinan, che aveva progettato anche la moschea Selimeniye di Edirne. Rotta verso il bazar per spendere le lire che abbiamo in tasca. Questa volta ci interessa la seta che naturalmente troviamo ai prezzi più disparati. Acquisto due fantastici foulard di seta di Bursa per Elena e Giorgia da Mustafa, arzillo 80enne che mi rimane particolarmente simpatico. Marta ha deciso di mangiare il lokum un dolce tipico che assomiglia ad un torrone, chiediamo informazioni e ci indirizzano ad un negozio che si trova vicino al nostro albergo. Acquistato il lokum saliamo in camera con l'aria condizionata che oggi è afoso. Buono ma non eccezionale la baklava è imbattibile. Scendiamo verso il ponte di Galata ed inciampiamo ancora nel bazar delle spezie dove gli odori ti attirano e tra una annusatina ed un'altra ficco il naso tra il the aromatizzato e siccome avevo contrattato bene i foulard e mi erano rimaste delle lirette ne ho spese 47 in vari tipi di thè  poi, fuori dal Bazar troviamo la moschea Eminonu Yenicamii che decidiamo di vedere. È un vero spettacolo, le pareti sono rivestite in maioliche azzurre e il pavimento in tappeti azzurri, l'ambiente veramente gradevole. La serata è dedicata al la cena di pesce al ponte di Galata lato Bosforo, bella mangiata a 180 lire. Poi ci siamo spostati sul lato opposto in un bar e ci siamo gustati un bel tramonto inebriati da un narghilè alla menta.


Oggi, 29 giugno, alle ore 16,37, parcheggiamo lo scooter sotto casa, è finito il nostro fantastico tour della Turchia durato 23 giorni. Ieri mattina ho chiesto al navigatore di tracciare il percorso per tornare a casa. 1800 km come previsto. Decidiamo di fare due tappe: una di 1000 km, fino a Belgrado che raggiungiamo alle 19:00 e una di 800 che ci porterà a casa. L'asfalto è scivolato via veloce alla media 150 km/h, ma quanto beve lo scooter, 13 km con un litro, fortuna che in Bulgaria e Serbia il pieno costa in media 14, in Croazia e Slovenia 16, in Turchia non ve lo dico altrimenti non ci andate e in Italia 21.
Il popolo Turco mi è piaciuto i Curdi ancora di più. Ho incontrato bella gente: Hasan che ci ha, tra l'altro, introdotto al narghilè; Yumus che ci ha tenuto compagnia in una ventosa serata sulle pendici del Nemrut Dagi e tanti altri di cui non conosco nemmeno il nome ma che hanno sempre dimostrato interesse e propensione al rapporto umano. Per concludere la Turchia È veramente bella, trovi la storia, tradizioni ed un'atmosfera sempre accogliente. Non hai tempo per annoianti. In fin dei conti hanno ragione a sostenere che Roma ha una storia di 2500 anni e loro invece possono risalire sicuramente a 8500 anni se non addirittura a 12000 anni come sembra testimoniare Gobekli Tepe.. Istanbul, rispetto al resto, è ben poco, solo la parte che ci assomiglia di più. Insomma paese da visitare.


Se volete guardare le foto dovete copiare a incollare il seguente indirizzo:


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