Diario del viaggio in Turchia di
Sergio e Marta su scooter Suzuki Burgman AN650 L'1.
Durata 7 giugno - 29 giugno 2013
7 giugno
Oggi tappa di avvicinamento alla Turchia 1.000km
fatti siamo vicini alla Bulgaria. Hotel nuovo di zecca, aperto da 6 gg. - 32€ con colazione. Adesso aspettiamo la cena tipica
chissà questi Serbi cosa ci propineranno....
Sofia
8 giugno
Arrivati ad Edirne. Le strade slovene e croate sono perfette, la
Serbia a tratti sufficienti, in Bulgaria solo a tratti decenti. Sofia ha una
pavimentazione da incubo per le moto, in centro ci sono addirittura piastrelle gialle. Comunque tutto
interessante. La frontiera Turca è
stata facile e veloce. I Turchi ci hanno fatto un'ottima impressione.
Edirne è molto
viva e con molti giovani. Visitiamo tre moschee una più bella dell'altra. Iniziamo con la
vecchia moschea che ci fa subito una buona impressione, Marta deve mettere il
velo. All'interno ci si avvicinano un signore con un bambino con lo scopo di
far fare pratica di inglese al bambino. Ci spostiamo alla Selimiye camii, già da fuori è bella. Per entrare
attraversiamo il bazar e Marta si dota di un foulard al prezzo di 1,5€. Dentro la moschea
è bellissima
una cupola spettacolare più
di 31m di diametro leggermente più
grande di quella di Aya Sofya ad Istanbul. L'atmosfera che si respira da
tranquillità.
Usciamo ed andiamo alla moschea delle tre logge, bella anche questa con i suoi
4 minareti tutti diversi. Cena a base di carne mista fritta e yogurt. Poi giro
della città in
notturna, molto tranquilla tanti giovani in giro con voglia di divertirsi.
9 giugno
Prima colazione nella terrazza dell'hotel che offre una bella
vista sulla città poi
va verso sud destinazione Assos. 313 km da coprire. La strada è bella tutta a
doppia corsia senza traffico mi sembra di essere in uno spot pubblicitario con
un panorama intorno bellissimo, lo scooter comodo, la posizione di guida
rilassata, una bella gnocca come zavorrina e nulla che ostacola la fantasia.
Prendiamo il traghetto per Canakkale nel bel mezzo dello stretto dei Dardanelli
ci fanno compagnia i delfini, arriviamo sull'altra sponda e non è più occidente.
Visitiamo Troia, mi avevano detto che c'erano solo 4 sassi invece secondo me sono almeno 16.
Ancora verso sud per visitare quello che resta del tempio di Apollo, 3 colonne
in piedi e diverse allineate per terra. Gli ultimi tre km per arrivare ad Assos
non sono a scooter, strada stretta, sconnessa a sassi lisci neri, discesa
ripida senza parapetti. Ad Assos non c'è
niente da vedere, solo alberghi un porticciolo però con un magnifico
mare.
Ci sistemiamo in un 'hotel di lusso che dopo estenuante
trattativa ci sconta la camera da 210 a 150 lire con prima colazione. Cena
naturalmente a base di pesce. Buonissimo speso 80 lire.
10 giugno
Tappa di riposo solo 180 km per arrivare a Bergama. Prima però dobbiamo vedere i
ruderi tempio di Venere che, dice la
guida, offre anche una bella vista sull'isola di Lesmo. Questa volta la strada è decisamente
impercorribile con lo scooter, sassoni di fiume sparsi qua e la, torniamo indietro
e ci avviamo verso Bergama. Il navigatore ci importa su una stradina piena di
buche, con lunghi tratti di sterrato smosso veramente difficile con sassi di
pezzatura rilevante. Le vibrazioni spezzano una delle viti che fissa il
supporto del navigatore alla vaschetta del l'olio del freno anteriore. Solo
sant'elastico mi permette di proseguire limitando la perdita di olio dei freni
nelle buche mantenendo stabile il navigatore. Arriviamo a Bergama con 2 ore di
ritardo sulla tabella di marcia ma niente
di grave. L'albergatore ci accompagna da un meccanico che sistema tutto
con la spesa di 5 lire. Saliamo in cima alla collina per vedere le rovine,
bella vista sul panorama circostante, bello il tempio di Traiano. Scendiamo per
vedere la basilica rossa, tempio maestoso dedicato ad antiche divinità, citato anche
nell'Apocalisse come sede del trono del diavolo. Non si può entrare per lavori
di restauro. Certo però
che questo diavolo il trono se lo poteva conservare pure meglio. Ulisse,
impegnato nella riparazione di un tappeto, ci spiega che i lavori di restauro
sono infiniti, pare l'Italia. Comunque visto che abbiamo tempo e Ulisse ci
sembra una persona simpatica visitiamo il suo assortimento di tappeti. Passata
un'ora interessante tra ciai e tappeti.
Efeso
10 giugno
Tappa di riposo solo 180 km per arrivare a Bergama. Prima però dobbiamo vedere i
ruderi tempio di Venere che, dice la
guida, offre anche una bella vista sull'isola di Lesmo. Questa volta la strada è decisamente
impercorribile con lo scooter, sassoni di fiume sparsi qua e la, torniamo indietro
e ci avviamo verso Bergama. Il navigatore ci importa su una stradina piena di
buche, con lunghi tratti di sterrato smosso veramente difficile con sassi di
pezzatura rilevante. Le vibrazioni spezzano una delle viti che fissa il
supporto del navigatore alla vaschetta del l'olio del freno anteriore. Solo
sant'elastico mi permette di proseguire limitando la perdita di olio dei freni
nelle buche mantenendo stabile il navigatore. Arriviamo a Bergama con 2 ore di
ritardo sulla tabella di marcia ma niente
di grave. L'albergatore ci accompagna da un meccanico che sistema tutto
con la spesa di 5 lire. Saliamo in cima alla collina per vedere le rovine,
bella vista sul panorama circostante, bello il tempio di Traiano. Scendiamo per
vedere la basilica rossa, tempio maestoso dedicato ad antiche divinità, citato anche
nell'Apocalisse come sede del trono del diavolo. Non si può entrare per lavori
di restauro. Certo però
che questo diavolo il trono se lo poteva conservare pure meglio. Ulisse,
impegnato nella riparazione di un tappeto, ci spiega che i lavori di restauro
sono infiniti, pare l'Italia. Comunque visto che abbiamo tempo e Ulisse ci
sembra una persona simpatica visitiamo il suo assortimento di tappeti. Passata
un'ora interessante tra ciai e tappeti.
11 giugno
Tappa da Bergama a Efeso 180 km facili facili, talmente facili
che mi son fatto beccare dall'autovelox, 125 lire e passa la paura. Hanno anche
voluto sapere il nome di mio padre. Arrivati ad Efeso alle 11,30 con 37 gradi e
sole a picco. Folla oceanica, fortuna che il sito è immenso e anche ben conservato,
bello. Solo le soste per la lettura della guida sotto il sole ci hanno
massacrato, ma ne è valsa
la pena. Marta sotto il sole non rende abbastanza nella speditezza, in montagna
va decisamente meglio, ma lì
vado io peggio. Comunque alla fine del giro sosta ristoratrice sotto un
pino gigantesco. Selcuk non è
niente di particolare quindi decidiamo di fare altri 180 km per
raggiungere Pamukkale. Ci fermiamo per il pranzo in posto squallido, ma ormai
erano le 14,30 ed avevamo fame. Si mangia a scelta kebab di pecora o kebab di
pecora, ci mostra la mercanzia, un arrosto impalato in verticale con le zampe
aperte con qualche cranio di pecora scarnificato. Non mi ha fatto una buona
impressione ma ho pensato magari è
un pregiudizio ed abbiamo pattuito 30 lire per mangiare. Alla fine ci
portano il conto di 50 lire, guerra delle 20 lire che non sono proprio niente
però non mi
andava di farmi fare fesso e l'uomo si è
rassegnato al pagamento delle 30 lire. Il termometro della moto è arrivato a 39
gradi e siamo arrivati a Pamukkale praticamente cotti. Qui i turisti li
aspettano al varco, ti corrono anche dietro per portanti nel loro hotel. Preso
possesso della camera fatta doccia rigeneratrice e poi via verso la collina di
travertino che è una
favola si sale a piedi scalzi in ammollo nell'acqua che scende una sensazione
molto gradevole panorama stupendo
12 giugno
Tappa da Pamukkale a Konia, 430 km, partiti alle 9 arrivati
14:30. Tutta strada a doppia corsia, scorrevole. Saliti di quota a 1.100m
temperatura ottima Max 28 gradi. Oggi un camionista turco mi ha stupito, in
piena salita si è fermato,
è sceso, ha
raccolto una tartaruga, neanche piccola, che evidentemente voleva attraversare
la strada e l' ha accompagnata dall'altra parte. Bisogna rivedere diversi
luoghi comuni sui Turchi ma adesso non mi voglio sbilanciare ne riparleremo
dopo che avrò visto
anche la parte orientale. Konia con più
di 700.000 abitanti è
caotica, per strada suonano tutti, passano a dx a sx non hanno tempo da
perdere. Albergo in pieno centro 80 lire con prima colazione. Visita di rito al
museo di Mevlana, quello che girando vorticosante su stesso ha deciso che la
sensazione che provava l'avvicinava al padreterno. A me fa girare semplicemente
la testa . Comunque con questa storia del padreterno ha messo a punto tutta una
sua filosofia e ci si è
fatto gli affari suoi. Il museo è
molto bello peccato che è
vietato fare le foto all'interno, io ho provato, ne ho fatte un paio ma
sono stato ripreso da una guardia. Ho pensato tolgo il flash monto il mini
cavalletto faccio lo gnorri e fotografo, macchè,
la guardia mi teneva d'occhio e appena mi sono messo in posizione è arrivato e mi ha
spento la macchina fotografica, anche gentilmente se vogliamo. E vabbè. Finita la visita
siamo entrati nel bazar per vedere tappeti, Konia è zona di produzione. Nel momento che
si entra in un negozio inizia il rito: presentazioni, ciaccole varie, the, poi
si entra nel vivo della trattativa e chi più
ne ha più ne
mette. Morale della favola al terzo negozio Marta è capitolata e si che il the non
dovrebbe essere alcolico. Tappeto veramente bello, io però sono perplesso,
dice che è antico,
quindi almeno di seconda mano, pure strappato e ci voleva far pagare pure la
riparazione. È no
ehhh: non l' ho rotto mica io, mi ha risposto che non è stata neanche lei, ma che faccia
tosta. Comunque alla fine ha ceduto abbiamo preso il tappeto per 150 euri.
13 giugno
Oggi si va a Goreme, cuore della Cappadocia. 240 km di tarda
bella tranne gli ultimi 50 dove abbiamo trovato asfalto liquido. Facciamo una
deviazione verso sud per andare a vedere il sito archeologico di Ciatalayout
risalente a 5000 anni a.c. La strada è
pessima, asfalto liquido e
sterrato. Il sito è molto
interessante, le case erano costruite una attaccata all'altra e si entrava dal
tetto per ripararsi dagli animali. Poi puntiamo verso nord per vedere il lago
salato che ritirandosi ha lasciato abbaglianti distese di sale. Ci fermiamo nel
mercatino del paesino di Iskel e Marta è
titubante, non si sente sicura. Entriamo a parcheggiare e ci guardano
come se fossimo dei marziani, effettivamente lo scooter con le valigie laterali
sembra un'astronave, poi ci togliamo i caschi e lo stupore lascia il posto alla
curiosità si
avvicinano e ci girano intorno sorridenti, noi iniziamo il giro del mercato tra
spezie coloratissime frutta fresca e secca e gente sempre disponibile. Marta si
è tranquillizzata
assaggiamo di tutto compriamo frutta che laviamo alla fontana e ci mangiamo
subito, saporitissima e gustosa mi ricorda i sapori della frutta rubata sugli
alberi da ragazzino. L'arrivo in Cappadocia lascia senza fiato. Giri intorno ad
una collina e ti ritrovi di fronte i castello di Ucisar, fai un km e ti ritrovi
sul Belvedere della valle dei piccioni con Goreme sullo sfondo. Cerchiamo e
troviamo un hotel con camere scavate nel tufo esattamente in una vecchia chiesa
dalla quale hanno ricavato 3 camere molto spaziose.
14 giugno
Oggi niente scooter. Ci siamo messi nelle mani di un'agenzia per
una visita guidata. Io preferisco il fai da te però avere una guida aiuta magari
bisognerebbe trovarla che parla italiano ma vabbè.
Comunque ci hanno scarrozzati a destra e sinistra con un pulmino ben messo con
aria condizionata e tutti i confort. La compagnia non era tanto di compagnia: 8
giapponesi che non si capisce mai quando ridono ammesso che ridano, 2 inglesi e
2 francesi. Siamo andati a visitare una delle tanto famose città sotterranee.
Effettivamente stanno sottoterra, Derinkuyu ha sette livelli sotto terra e poteva
contenere fino a 10.000 persone per un tempo di due mesi. Al livello superiore
tenevano gli animali e il wc, poco lontano cucinavano. Hanno fatto un gran
lavoro chissà che
c@@o per tirare fuori tutta quella terra. Veramente bravi hanno perfino
previsto delle ruote tipo macine da mulino per chiudere l'accesso agli
invasori. Insomma sono sceso fino al livello più
basso, ero preoccupato per un eventuale attacco di claustrofobia ma è andato tutto
benissimo tranne alcuni passaggi veramente stretti, dovevano essere piccoli gli
abitanti di queste città
sotterranee. Qualche tratto l'ho alzato a testate ma cosa vuoi, ormai
c'ero. La risalita è stata
faticosa due tirate molto impegnative. Trasferimento al monastero di Selime,
questo, per difendersi lo hanno scavato in alto. È
su in salita per un sentiero stretto scavato in modo da dover mettere un
piede avanti l'altro. Pure qui un lavoraccio però
avranno buttato il materiale scavato giù
quindi meno faticoso che tirarlo su. Bello anche questo monastero anche
se ormai c'è rimasto
poco. Altra tappa nella valle dell'Ihlara, canyon di roccia rossa con chiese ed
abitazioni scavate nella roccia. Camminata di 4 km lungo le rive di un fiume e
360 ripidi gradini, fatti in discesa. Visita al castello di Ucisar, bellissimo
al tramonto. Domina tutta la valle un panorama fantastico. 240 gradini a salire
e altrettanti a scendere. Domani ultimo giorno in Cappadokia dedicato al fai da
te.
15 giugno
giornata lunga, partiti con lo scooter per giro della
Cappadocia. Il navigatore non conosce tutte le località riportate dalla guida comunque si va.
Parcheggiamo e conosciamo una guida che parla in Italiano e ci mettiamo
d'accordo per 20 lire e due ore per la visita a posti che normalmente non
raggiungono i turisti. Infatti abbiamo visto panorami fantastici senza nessuno
intorno percorrendo strade che se non conosci non le inizi neanche. La
mattinata si è conclusa
in una scuola di tappeti dove ci hanno fatto vedere tutto il procedimento,
dalla preparazione del colore a come fanno i nodi. Poi naturalmente esibizione
di tappeti scopo vendita. Ne fanno di bellissimi è
strano ma rimango sempre sorpreso dalla bellezza e dalla varietà nell'unicità. Insomma la
mattinata è stata
fantastica, altro che gite organizzate. Nel pomeriggio abbiamo percorso in
lungo e in largo la Cappadocia nei posti frequentati da tutti. La serata
l'abbiamo chiusa con una cena con spettacolo tipico, dai Dervisci rotanti alla
danza del ventre.
16 giugno
Tappa da Goreme a Gaziantep, 490 km percorsi in 6 ore. Siamo
partiti con una temperatura di 20 gradi e siamo arrivati con a temperatura di
32 gradi. Strada bella. I dislivelli e i conseguenti cambi di temperatura ci
hanno massacrato. Partiti da 1000 m siamo saliti a 1900, poi giù in picchiata a 80
metri di Adana con temperatura che è
passata in 15 minuti da 23 a 34 gradi, poi di nuovo a 1200 e giù a150 poi ancora
risaliti a 700 m. Gaziantep è
una città moderna.
1.800.000 abitanti. Qui abbiamo visto i primi manifestanti, 50 ragazzi, forse
anche 51 tranquillamente appollaiati ai piedi di un monumento con dei cartelli
che vai a capire cosa ci hanno scritto.
17 giugno
Gaziantep non ci ha conquistato, è
una metropoli, in fondo ci siamo andati perché dovevamo fare il tagliando allo
scooter e nonostante l'avessi prenotato con largo anticipo presso un'officina
autorizzata suzuki è stata
un'avventura. Non avevano mai visto un Burgman 650 e i ricambi sono andati a
comprarli al momento compreso l'olio. Fortuna che c'è San Giorgio da Pegognaga . Però la baklava come la
fanno a Gaziantep..... I dolci turchi sono decisamente buoni. Mai troppo
zuccherati. Dopo una mattinata passata in officina siamo partiti per Sanliurfa:
191km 2:30 ore con il phon in faccia a 39 gradi. Sanliurfa è decisamente bella,
la città più bella fin qui.
Trovato albergo in centro 100 lire con prima colazione. La struttura, con
cortile interno con tanto di fontana Sa Di esotico. Del resto tutta la città trasmette un
atmosfera magica. Qui si entra veramente in un altro mondo. Pomeriggio dedicato
ad Harran, villaggio risalente al 3000 ac ininterrottamente abitato ancora
anche in case cosiddette ad alveare. Siamo stati agganciati da un giovane in
motocicletta che ci ha fatto da guida e ci ha portato a vedere i resti
dell'università più antica del mondo
con tanto di torre astronomica. Si dice che qui Abramo abbia sposato Sara,
secondo me perché aveva
in dote un gran numero di tappeti. Ci è
rimasto 15 anni poi si spostato ad Urfa dove lo hanno buttato dalla
collina..... E poi e poi. Anche Giacobbe era di queste parti e sembra che come
primo lavoro facesse il panettiere. Insomma qui hanno inventato le leggende.
18 giugno
Mattinata dedicata al bazar di Sanliurfa, divertente, fatto
shopping. Ore 11,30 partenza per Gobekli Tepe, ruderi di un sito religioso
datato 12.000 anni fa. Molto suggestivo. Se fosse veramente così antico dovrebbero
riscrivere la storia dello sviluppo della nostra civiltà. Per raggiungere il sito abbiamo
percorso 15 Km difficoltosi: asfalto liquido ( e Marta voleva tornare
indietro), sterrato comodo e asfalto con un dito di ghiaia sparsa
uniformemente. Sembrava di guidare sulle
uova, Marta voleva scendere per andare a piedi poi si è convinta che 6Km erano troppi sotto
il sole a 36 gradi. Oggi la giornata è
stata particolarmente avventurosa. 180 km Destinazione Karadut a 8 Km
dalla cima del Nemrut Dagi. Arrivati nella città
di Kahta, proprio sotto il monte, al semaforo, ci avvertono che ci sono
due strade: una brutta e una bella. Noi non li abbiamo filati per niente sicuri
che il navigatore ci avrebbe portato sulla strada migliore, niente di più sbagliato.
Arrivati all’ingresso
del parco, paghiamo il biglietto ed entriamo ad un Km ci fermiamo a chiedere
informazioni ad un ragazzo curdo di nome Yumus, che ci avverte che la strada
che stiamo percorrendo è
la peggiore e ci invita a tornare indietro e percorrere 50 Km per
raggiungere la destinazione. Dice che non è
percorribile in moto ma noi eravamo a soli 13 Km dalla destinazione e
decido di proseguire. Dopo il primo tornante troviamo la strada sterrata e
vediamo che il percorso si inerpica su per la montagna. Marta vuole tornare
indietro e questa volta è
veramente preoccupata. Io decido di andare avanti, la strada inizia a
salire con pendenze impressionanti su tornanti a strapiombo. Dopo 5 km di
salita impressionante con 35 gradi, si accende la spia della temperatura dell’acqua. Lo scooter
ha detto basta. Spento tutto in attesa che il motore si raffreddasse intanto
Marta è andata
avanti a piedi per vedere come proseguiva la strada. Non c’erano segni di
miglioramento ed abbiamo deciso di tornare indietro. Sui tornanti in discesa
Marta è scesa
veramente e li ha fatti a piedi. Fifona. Siamo tornati da Yumus che gestisce il
campeggio sito nelle immediate vicinanze delle rovine di Arsameia e decidiamo
di fermarci. Contrattiamo la sistemazione notturna, i pasti e il tour sul
Nemrut Dagi in taxi. Partiamo e percorriamo la stessa strada che non siamo
riusciti a percorrere noi ed effettivamente lo scooter aveva ragione a non
voler andare avanti. Dopo veniva molto peggio. Forse un endurista esperto senza
bagagli e senza zavorrina si sarebbe pure divertito ma io non sono ne endurista
ne esperto. Arrivati ai piedi della vetta un vento micidiale ci ha accolto,
proseguiamo a piedi in doverosa salita per 20 minuti e raggiungiamo i ruderi.
Atmosfera affascinante e mistica che suscita emozione. Panorama stupendo, unica
pecca le poche nuvole ad ovest nascondono il tramonto.
19 giugno
La nottata passata ad Arsameia è
stata la peggiore di questo viaggio. Camera squallida e un vento furioso
ha imperversato per tutta la notte. Alle 8:30 siamo partiti per Diyarkabir,
capitale Kurda. 190 km percorsi in tre ore. I campi coltivati lasciano il posto
alla steppa che si perde all'orizzonte lontanissimo. La strada è bella ma il vento
la fa da padrone e ci complica la guida. I Kurdi mi sono stati sempre
simpatici, forse perchè
si dice siano comunisti, o forse perché
sono uno tanti popoli che non si merita uno stato proprio. Comunque ci
tenevo proprio a visitare questa città
che all'inizio si è
presentata ostica. Il navigatore non riusciva a trovare gli alberghi.
Uno che abbiamo individuato strada facendo non è
sicuro di avere una camera. Non è
sicuro ma ditemi voi. Se questo è
il buon giorno meglio cambiare aria. Facciamo il giro delle mura in
basalto, robuste, poi ci fermiamo a far benzina. Marta chiede se ci sono hotel
e quello che sembra il capo ci invita nel suo ufficio, ci fornisce la cartina
della città,
ci fa vedere dov'è l'hotel,
ci fornisce la cartina stradale della Turchia, ci offre il ciai e fa lavare lo
scooter gratis. Io lo sapevo che erano simpatici questi Kurdi. Tempo 30 minuti
siamo docciati ed in giro per la città.
In giro si vedono persone vestite all'antica che sembrano veramente uscite da
un vecchio film, persone elegantissime in abiti di altri tempi. Donne col velo,
donne di cui non vedi neanche gli occhi e donne vestite all'occidentale. Qui
sembrerebbe che ognuno faccia come gli pare e secondo me questa è cosa buona. La
città è viva
molto attiva. Visitiamo a moschea Uli camii, bellissima, immensa. Ci fermiamo
dentro ed osserviamo che le moschee sono luoghi sempre aperti, la gente entra e
prega oppure legge o addirittura dorme sdraiata sui tappeti. Entriamo nel
caravanserraglio, fantastico, ci prendiamo un caffè turco poi visto che ci sono delle
terrazze decidiamo di salire. Scale ripidissime e con scalini altissimi e
stretti, ci accomodiamo su due comodi divani a respirare quest'aria orientale.
Ordiniamo quello che hanno preso i signori del tavolo vicino che mi sembrava
proprio interessante anche se avevo una visione parziale di cosa fosse. Ci
fanno scegliere il gusto e dopo dieci minuti si presentano con due narghilè fumanti di tabacco
alla mela. Non volendo abbiamo fumato per circa un'ora qualcosa di veramente
buono. Esperienza da ripetere. Poi inebriati ci siamo immersi nel bazar. Bazar
che vai novità che
trovi. C'è sempre
qualche cosa curiosa che ti sorprende. Marta ormai non è più
interessata ai tappeti e un po' mi dispiace.
20 giugno
Tappa verso est, 390 km e 5 ore di moto Ci porteranno a Van. La
strada è bella,
solo qualche breve tratto di sterrato, due passi:1800m e 2200m. Finalmente le
curve mi sono divertito. A quota 1700m inciampiamo nel lago salato di Van. Non
me lo aspettavo così in
alto. Anche il paesaggio circostante è
bellissimo, tutto verde brillante. Dobbiamo indossare le imbottiture
perchè la
temperatura è scesa
a 20 gradi. Ci fermiamo a mangiare lungo la strada a quota 1900m in un locale
frequentato da camionisti. Proprio come in Italia qui si mangia bene e si
spende poco, 11euro il pranzo per due che non siamo riusciti a finire, però non forniscono
acqua minerale. Ci fermiamo per andare sull'isola di Akdamar a visitare
l'omonima chiesa Armena. Molto bella, vista fuori sembrebbe anche bassa invece
mi ha impressionato l'altezza della cupola vista dall'interno, peccato che gli
affreschi siano sbiaditi. Arriviamo a Van e ci prende la delusione. La città è ultra moderna
vetrine, fast food, insegne luminose fino ai tetti. Marta ha commentato: sembra
di essere in America. Una quantità
incredibile di gente per le strade e traffico veramente caotico.
Scegliamo un albergo dalla guida e Marta come al solito va a Vedere. Torna
schifata, questo albergo è
veramente sporco. Andiamo bene, le vetrine luccicano ma gli alberghi
fanno schifo. Ne scegliamo un altro di livello medio alto, il navigatore ci
porta quasi a destinazione, arrivo sulla destra, ma sulla destra tutto c'è meno c'è un hotel, ma oggi
ci è andato
vicino è 20 m
dietro e sulla sinistra. Ci sistemiamo, 100 lire notte e prima colazione, poi
partiamo per andare a vedere il castello di Van con il tramonto. Suggestivo. Il
giro della città non
ci piace per niente l' atmosfera di Diyarbakir è
lontana anni luce. Volevo farmi un'altra fumatina ma l'ambiente non
invita e forse non c'è
neanche un locale dove la servono.
Van è stata
distrutta da un terremoto con magnitudo 7,6, nel 2011, eppure è stata ricostruita,
si nota solo qualche buco nella fila dei palazzi. Se penso a l'Aquila, che
invece di ricostruirla l'hanno puntellata mi viene il magone.
21 giugno
Oggi ancora verso est, 180 km e 4 ore di moto per raggiungere
Dogubayazit. Il tempo non è
bello e le previsioni prevedono una probabilità di pioggia del 60%. Dopo 70 km inizia
a piovere. Ci scafandriamo e continuiamo, la pioggia ci fa un baffo anche nel
bel mezzo di un temporale con gocce che definirei robuste. Oggi ci aspetta un
passo a quota 2600 m con neve prevista a quota 3200m. La temperatura scende in
fretta a 5 gradi che sono decisamente pochi per il nostro abbigliamento che ci
consente una copertura confortevole dal freddo fino ad un minimo di 10 gradi.
Arriviamo al passo su strada sterrata, la nebbia e la pioggia. Scendiamo e
Dogubayazit non ci appare per niente interessante, sarà la pioggia, saranno i 12 gradi di
temperatura, sarà il
fango per le strade o sarà
il casino bestiale che ci regna ma andiamo subito a vedere il palazzo di
Ishac pascià.
Naturalmente 7 km di strada in salita a sanpietrini viscidi per la pioggia, il
palazzo è spettacolare,
domina una valle affascinante anche bagnata figurarsi con il sole, con vista
sul monte Ararat quando non è
coperto come ora. Come dice la guida: è
il prototipo del castello delle mille e una notte, è conservato bene
mancano solo gli arredi, il riscaldamento e le donne. Ma io me la sono portata.
Torniamo a Dogubayazit che ancora piove, il traffico è un casino le strade una poltiglia e
Marta non vuol saperne di passare la giornata qui. Sono solo le 14:30 e
decidiamo di percorre altri 230 km che ci separano da Kars. In fin dei conti
dobbiamo solo fare un passo a quota 2300m. Ci fermiamo a far benzina e un
signore ci avvisa che a Kars piove. Invece qui? Piove lo stesso. Oggi non è giornata a
Dogubayazit anche il monte Ararat è
coperto dalle nuvole e si vede solo un po' di neve nella parte bassa.
Peccato avrei sicuramente trovato l'Arca di Noè.
Verso Kars il tempo migliora, scendiamo a quota 900m con la temperatura a 20
gradi che ci rifocilla. Qui sono tutte pianure a quote diverse, fatti 60 km di
strada piana e dritta torniamo a salire e raggiungiamo in fretta quota 2300 m
che manteniamo per altri 100 km con temperatura a 13 gradi, poi giù verso Kars a quota
1800. Ci dirigiamo subito Verso Ani, che è
la nostra meta a 45 km da Kars. La strada è
bella, larga c'è
solo qualche buca però
visto che è pianeggiante
e con poche curve almeno mi diverto a schivare le buche. Ani, rigogliosa
capitale Armena intorno agli anni 1000, suscita subito un preoccupante dejavu
in Marta che rimane assorta per qualche secondo. Oltre qualche centinaio di
metri di mura e tre chiese non è
rimasto nulla. D'altronde c'è
passato Tamerlano che non è
che lasciasse le cose come le trovava, poi quel poco che è rimasto l'ha raso
al suolo un terremoto nel XIV secolo. Comunque sembra che le cose non andassero
più tanto bene
da quando i commercianti di seta avevano cambiato strada. Il paesaggio è fantastico, il
cielo luminosissimo con qualche nuvola bianca che sembra di poter toccare,(....
le nuvole van silenziose negli spazi cobalto del cielo ....) i prati si perdono
all'orizzonte con macchie di colore diverse a seconda dei fiori. Kars è una cittadina di
stampo sovietico, la vita è
vivace, tanti giovani e tantissimi negozi di cellulari. Però stonano le insegne
luminose su palazzi fatiscenti. Siamo andati a cena in un ristorante IN, molto
elegante, luci soffuse e musica dal vivo. Turca naturalmente. Marta sostiene
che è un
cantautore turco. Quando andiamo a mangiare è
un problema: non si capisce mai cosa ci porteranno. Il menu è solo in turco, i
camerieri parlano solo turco quindi andiamo a sensazione. Qui ci hanno portato
un ottimo filetto di manzo e altrettanto ottime costicine di agnello con
relativi contorni. Mangiato benissimo e speso 45 lire. L'albergo che ha scelto
Marta questa volta lascia a desiderare, non rispetta i soliti standard.
22 giugno
Oggi siamo al giro di boa. Si torna verso casa. Lasciamo Kars
con comodo in una giornata tersa senza una nuvola. È una tappa di trasferimento verso
Trebisonda, pensiamo di fare circa 300 km di tutto riposo. Infatti la strada
corre via veloce anche se cerco di mantenere una velocità non superiore ai 100km/h che non è una cosa facile.
però mi consolo
pensando che sono in sesta a 3500 giri e con un litro faccio 24km. Superiamo
Erzurum a quota 1900m, moderna città
turistica dagli edifici occidentali. Strade bellissime anche con diversi
km di curve che invitano a piegare ma un camion che ha invaso metà della mia corsia e
qualche mucca mi hanno subito ridimensionato "siempre adelante ma con
iudizio" direbbe Guccini. E scendiamo verso Buyburt. Anche questa
cittadina arriva troppo presto e proseguiamo ancora alla volta di Gumuchame qui
ci aspetta un passo a quota 2300m con qualche km di sterrato brutto. Ca@@o
voglio comprare un enduro e poi fare tutti gli sterrati in derapata. Incrociamo
due motociclisti, i primi in questo viaggio. Ormai siamo a 100km da Trebisonda
perchè non
arrivarci? Ci abbiamo preso gusto a macinare km. Altro passo a quota 2400m,
questo e veramente bellissimo da farsi in moto. 70 km di strada con asfalto
perfetto, tre corsie e tutte curve e contro curve una dietro l'altra.
Fantastico mi sono veramente divertito. Arriviamo a Trebisonda, il traffico qui
non ha eguali. Ci mettiamo a cercare un albergo in una bolgia incredibile e
code estenuanti. Lo scooter accende nuovamente la spia della temperatura.
Comincio a preoccuparmi controllo il livello del liquido del radiatore ed è sotto il minimo.
Sosta di raffreddamento e cambio destinazione, da albergo a distributore per
acquistare il liquido. Riparto ma dopo poco di nuovo spia accesa. Nuova sosta
casualmente vicino ad una macchina a cui dei ragazzi stavano sostituendo una
gomma. I ragazzi si avvicinano a curiosare e cerchiamo di spiegare il problema.
Intanto smonto il paramotore e tolgo il tappo del serbatoio del liquido. Uno si
attacca al telefono e ci fa capire che in 15 minuti risolveremo tutto. Dopo
dieci minuti arriva un signore, con un piede ingessato che sembra intendersene,
nuove spiegazioni, cercò
di fargli capire che mi serve solo del liquido poi anche lui telefona.
Questa volta arriva un tizio su di una moto cattiva, tutta carenata che porta
il liquido benedetto. È
un meccanico che si occupa di moto, parla inglese e sistemiamo tutto.
Non che ci fosse molto da sistemare, basta mettere il liquido. Chiedo quanto
devo pagare e non vuole nulla, anzi ci ha inviato nella sua officina per
controllare bene lo stato dello scooter. Non ci sono abbastanza parole per
ringraziare. Cambiamo programma per fare qualche km con lo scooter per vedere
se abbiamo risolto il problema ed andiamo a dormire a Macka a 16 km dal
monastero di Sumela che domani visiteremo. Tutto ok. (Per ora).
23 giugno
Purtroppo non è
stato sufficiente aggiungere il liquido refrigerante. Questa mattina
nella salita al monastero di Sumela, 1000m di dislivello di cui gli ultimi 8km
ripidi, si è di
nuovo accesa la spia. A questo punto ho controllato il radiatore e una
superficie del 40% è ostruita
da catrame e fango mescolati. Povero scooter per forza si scalda. Comunque
visita al monastero, siamo i primi. Entriamo ed è
fantastico. Sparato su una parete perpendicolare a 1300m di quota,
affreschi ben conservati. Certo che qua costruiscono cose incredibilmente belle
in posti incredibilmente scomodi. Scendiamo a valle e ci dedichiamo alla
pulizia del radiatore che ci prende il resto della mattinata. Oggi rotta verso
Amasya, 480 km, partiamo alle 12:00 e arriveremo alle 19:45, sosta pranzo per
mangiare il pesce sul mar nero compresa. La strada è bella, anche qui in Turchia le strade
del nord sono migliori di quelle del sud, scorre via veloce e arriviamo a
destinazione in pieno tramonto che non si vede perché Amasya è
chiusa tra montagne ma la luce particolare e le abitazioni creano
un'atmosfera affascinante. Trovato albergo con camere in stile ottomano. Giro
di ricognizione in notturna breve, la giornata è
stata lunga e faticosa.
24 giugno
La mattinata la dichiamo ad un giro in città, bei negozi,
facciamo shopping. Queste città
turche sono proiettate verso il moderno ma la tradizione la fa da
padrona. Oggi cambiamo percorso dalle rovine di Hattusas, capitale ittita, a
Saframbolu, città ottomana,
siamo in cerca di atmosfera. Basta rovine. Rispetto alla tabella di marcia
siamo con un giorno di anticipo ma con mezza giornata di ritardo, non so se mi
sono spiegato. Oggi 380 km in 5 ore. Strada bella, arriviamo a Saframbolu alle
17. Individuato hotel ma le strade sono veramente disastrose, sassoni di fiume
belli tondeggianti sparsi qua e la. Fortuna vuole che all'inizio di questa
fantastica strada ci sia un hotel che Marta vuole come dimora. È bello stile
ottomano, camera spaziosa, 90 lire e passa la paura, 200 m dal centro. La città si sviluppa intorno
ad un cono rovesciato, è
suggestiva con queste case vecchie e le strade lasciate a sassi. Bella
la moschea e caravanserraglio dove ci siamo fatti un'altra fumatina, stonano i
negozi stile S. Marino.
25 giugno
Lasciamo Saframbolu direzione Istanbul, circa 400 km di pallosa
autostrada tutta a 3 corsie, però
in 5 ore siamo sotto l'albergo. Il traffico di Istanbul non è caotico ma molto
lento. 20 minuti per percorrere 6 km con temperatura a 36 gradi ed afa
asfissiante. Doccia e via per la città.
Alloggiamo a 2 km da Aya Sofya, moschea blu e palazzo Topkapi, ad un km dal
bazar e siccome è il
più vicino ci
inciampiamo subito, così
tanto per vedere. L'impressione non è
buona, sembra un centro commerciale non molto ordinato, rispetto ai
bazar di Sanliurfa o di Diyarkabir manca l'atmosfera. Qui trovi roba che si
vende mentre negli altri trovi roba per vivere. Per dire: ad Istambul il the lo
trovi in confezioni come al supermercato, a Sanliurfa il the lo trovi dentro
grossi sacchi, te lo vendono sfuso nella quantità
che vuoi, come pure il tabacco lo trovi in sacchi. Comunque a parte le
impressioni qui c'è veramente
di tutto, superiamo brillantemente il primo corridoio con un certo disinteresse
ma purtroppo arriviamo nella zona Carpet e Marta si tuffa a vedere i tappeti in
seta. Non compreremo mai un tappeto in seta, il costo è esagerato, uno piccolo dai 1500euri
in su. Ma non importa e guardarli non costa niente. Qui l'usanza di bere the e
partire con la trattativa da discorsi molto generici non esiste più. Il prezzo è di soli 500€ ma Marta fa
resistenza, sente puzza di bruciato e quando gli offre 150€ il discorso muore.
Meno male. Una volta uscito da un negozio ti tirano dentro il successivo, non
hai scampo, hanno fiutato la preda e non ti mollano più. Poi stremati non abbiamo scampo, il
tappeto: lana su cotone ci piace veramente, la grandezza è quella giusta, il
prezzo alla fine è quello
che decidiamo noi, ma si sa loro non ci rimettono di sicuro, noi abbiamo solo
comparato i tappeti finora visti e con la nostra piccola esperienza crediamo di
aver acquistato un bel tappeto ad prezzo equo. Chiudiamo il pomeriggio con la
vista alla moschea blu, c'è
la calca e l'atmosfera non è
quella giusta, inoltre l'interno è
solo parzialmente accessibile ai visitatori. Bella non c'è che dire ma
restiamo un po' delusi.
26 giugno
Il secondo giorno ad Istabul inizia con la visita al palazzo
Topkapi e Aya Sofya. Il primo è
veramente interessante, dall' harem alle altre stanze veramente un'altra
cultura. Tutte maioliche bellissime che Marta sostiene essere decorative ma
certamente non espressive quanto gli affreschi dei nostri palazzi. Aya Sofya
invece ti rapisce, entri e resti a bocca aperta anche se originariamente chiesa
cristiana, poi moschea, poi museo mantiene un fascino superbo. Certo che se la
moschea blu è stata
costruita per competere con Aya Sofya hanno fallito alla grande. Proseguiamo
con la visita alla basilica cisterna, fresca di sicuro, enorme, un bosco di
colonne immerse nell'acqua, dove nuotano enormi carpe panzute, sorregge il
soffitto. Pranziamo molto bene ma i costi a Istanbul sono decisamente più alti che nel resto
della Turchia dove con una media di 30 lire mangiavamo mentre qui ne servono 50
di lire. Il pomeriggio lo dedichiamo al giro in barca sul Bosforo. Pensavo
meglio, a parte che non siamo arrivati al mar nero e questo mi ha infastidito,
speravo di vedere cose più
interessanti poi secondo me ci ha portato via troppo tempo. Comunque
nella sosta ci siamo consolati con gelato veramente ma veramente buono. Scesi
dalla barca ci siamo trovati difronte al bazar delle spezie, impossibile non
visitarlo ed impossibile Non potuto acquistare il tabacco aromatizzato per il
narghilè.
Chissà se
riuscirò a
casa a farmi una fumatina decente?
27 giugno
Questa mattina abbiamo preso un taxsi per andare in piazza
Taxsim dove ci sono i lavori in corso e nessun manifestante. Il parco che verrà distrutto non mi
sembra particolarmente significativo come area verde. Proseguiamo per viale
Istiklal che ancora non si è
svegliato e scendiamo alla torre di Galata. Bella ma non saliamo e
proseguiamo per il ponte di Galata che attraversiamo per raggiungere la moschea
Soleminye. È molto
bella e restiamo dentro più
di un'ora. È stata
progettata dallo stesso architetto, Sinan, che aveva progettato anche la
moschea Selimeniye di Edirne. Rotta verso il bazar per spendere le lire che
abbiamo in tasca. Questa volta ci interessa la seta che naturalmente troviamo
ai prezzi più disparati.
Acquisto due fantastici foulard di seta di Bursa per Elena e Giorgia da
Mustafa, arzillo 80enne che mi rimane particolarmente simpatico. Marta ha
deciso di mangiare il lokum un dolce tipico che assomiglia ad un torrone,
chiediamo informazioni e ci indirizzano ad un negozio che si trova vicino al
nostro albergo. Acquistato il lokum saliamo in camera con l'aria condizionata
che oggi è afoso.
Buono ma non eccezionale la baklava è
imbattibile. Scendiamo verso il ponte di Galata ed inciampiamo ancora
nel bazar delle spezie dove gli odori ti attirano e tra una annusatina ed
un'altra ficco il naso tra il the aromatizzato e siccome avevo contrattato bene
i foulard e mi erano rimaste delle lirette ne ho spese 47 in vari tipi di thè poi, fuori dal Bazar troviamo la
moschea Eminonu Yenicamii che decidiamo di vedere. È un vero spettacolo, le pareti sono
rivestite in maioliche azzurre e il pavimento in tappeti azzurri, l'ambiente
veramente gradevole. La serata è
dedicata al la cena di pesce al ponte di Galata lato Bosforo, bella
mangiata a 180 lire. Poi ci siamo spostati sul lato opposto in un bar e ci
siamo gustati un bel tramonto inebriati da un narghilè alla menta.
Oggi, 29 giugno, alle ore 16,37, parcheggiamo lo scooter sotto
casa, è finito
il nostro fantastico tour della Turchia durato 23 giorni. Ieri mattina ho
chiesto al navigatore di tracciare il percorso per tornare a casa. 1800 km come
previsto. Decidiamo di fare due tappe: una di 1000 km, fino a Belgrado che
raggiungiamo alle 19:00 e una di 800 che ci porterà a casa. L'asfalto è scivolato via
veloce alla media 150 km/h, ma quanto beve lo scooter, 13 km con un litro,
fortuna che in Bulgaria e Serbia il pieno costa in media 14€, in Croazia e
Slovenia 16€,
in Turchia non ve lo dico altrimenti non ci andate e in Italia 21€.
Il popolo Turco mi è
piaciuto i Curdi ancora di più.
Ho incontrato bella gente: Hasan che ci ha, tra l'altro, introdotto al narghilè; Yumus che ci ha
tenuto compagnia in una ventosa serata sulle pendici del Nemrut Dagi e tanti
altri di cui non conosco nemmeno il nome ma che hanno sempre dimostrato
interesse e propensione al rapporto umano. Per concludere la Turchia È veramente bella,
trovi la storia, tradizioni ed un'atmosfera sempre accogliente. Non hai tempo
per annoianti. In fin dei conti hanno ragione a sostenere che Roma ha una
storia di 2500 anni e loro invece possono risalire sicuramente a 8500 anni se
non addirittura a 12000 anni come sembra testimoniare Gobekli Tepe.. Istanbul,
rispetto al resto, è ben
poco, solo la parte che ci assomiglia di più.
Insomma paese da visitare.
Se volete guardare le foto dovete copiare a incollare il
seguente indirizzo:
https://www.facebook.com/sergio.francioli.1/media_set?set=a.10200607765854678.1073741825.1175557976&type=3
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